Quei due punti di vista diametralmente opposti
Mentre Israele piangeva la restituzione delle spoglie dei suoi soldati rapiti in Libano, a Gaza e a Beirut si festeggiava e si esultava
DIMITRI BUFFA
E' una scena che abbiamo visto sin troppe volte: da una parte le famiglie di due soldati morti che piangono al-la vista delle bare in televisione, dall'altra una popolazione, come quella di Gaza, tenuta in ostaggio dai terroristi e da una mentalità che conosce solo l'odio, che al contrario esulta quando vede le stesse immagini.
Forse il perché dell'impossibilità di una vera pace tra gli israeliani e i palestinesi risiede proprio in questi due "differenti punti di vista". E quando è avvenuto lo "swap", lo scambio, tra i cinque terroristi di hezbollah, tra cui il sanguinario Samir Kuntar (che nel 1979 sterminò insieme ai suoi complici un'intera famiglia israeliana) e i corpi di Eldad Regev e Ehud Goldwasser, i due riservisti rapiti il 12 luglio di due anni fa dagli uomini del "partito di Allah" in territorio israeliano, queste scene si sono puntualmente ripetute.
Viene in mente il dolore composto della vedova di Ehud Goldwasser, la bellissima e pallida Karnit, venuta due volte in Italia a chiedere aiuto. Karnit Gokldwasser è stata il prototipo della moglie e della madre coraggio: in pellegrinaggio dal Papa, a colloquio con Andreotti, a cena con D'Alema.
Non si è fatta mancare niente nel quadro dei tentativi diplomatici condotti da parte di un paese come l'Italia, che all'epoca era comunque meno amico di Israele di quanto non lo sia oggi.
Ma purtroppo è stato tutto vano. Molto probabilmente i due soldati erano stati già gravemente feriti prima della cattura e ancora più probabilmente non sono stati curati e quindi sono morti nei primi giorni dopo il sequestro. Ma gli hezbollah che hanno più o meno gli stessi valori degli uomini della "banda della Magliana" non hanno mai ammesso di averli uccisi per non pregiudicare lo "swap" con i militanti vivi che tanto premeva loro.
Qualcuno adesso critica il governo israeliano, e in particolar modo Olmert, che si è imbarcato in una macabra trattativa che ha previsto anche la consegna da parte di Israele dei resti di alcuni terroristi palestinesi deceduti molti anni fa.
Mentre nessuna notizia certa è venuta a proposito del pilota Ron Arad abbattuto nel 1986 durante un sorvolo sul territorio hezbollah.
Una trattativa perdente, che ha scatenato l'ira dei parenti delle vittime, come i familiari di Regev, che chiedono giustamente la testa di Hassan Nasrallah. E con la feroce popolazione di Gaza che esulta quando vede le bare dei soldati israeliani in tv mentre il premier Ismail Haniyeh, al potere dopo un putsch islamico e una pulizia etnica, si congratula con Nasrallah per l'esito dello scambio di prigionieri.
Davanti a tante macerie morali non resta che fare proprie le parole del padre di Goldwasser, il signor Shlomo: "se Nasrallah considera ‘un gran risultato' l'averci tenuto all'oscuro per due anni, allora mi fanno pena lui e il popolo libanese, hanno perso 800 uomini e la loro intera economia e per cosa? Per qualcuno che ha ucciso una bimba di quattro anni? Come possono chiamarlo un'eroe? E' solo un bastardo quel Samir Kuntar". E su Kuntar ha avuto parole durissime anche il portavoce dell'esercito israeliano secondo cui "quelli che oggi festeggiano il suo ritorno in Libano non possono essere identificati con l'intero popolo libanese".
Queste parole però non sono andate bene alla speaker di Al Arabiya, Rima Maktabi, che invece ha giustificato l'esultanza dei simpatizzanti di hezbollah in questa maniera: "forse le azioni commesse dagli israeliani sono peggiori di quelle di Kuntar".
Insomma, si fa tanto per non volere credere nella teoria di Huntington dello scontro tra civiltà, ma quando avvengono questi episodi non c'è dialogo o buonismo di repertorio che tenga: tra chi sta con Israele e chi appoggia hezbollah c'è un divario di valori quasi lombrosiano.
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